Eventi

Shirley Clarke Connection

  • il cinema del carbone (Mantua - mappa)
Parte la rassegna dedicata alla regista Shirley Clarke con uno dei suo corti più famosi BRIDGES-GO-ROUND, a presentare la rassegna e la musica in essa contenuta sarà Giorgio Signoretti, a seguire il trio DEAR ORNETTE composto da Giacomo Ferrigato alla chitarra, Davide Paulis al contrabbasso e Andrea Lovo alla batteria.
Ingresso 10 euro - 8 euro per i soci

Shirley Clarke Connection
Il progetto ha origine da un’idea del Cinema del Carbone con la collaborazione dell'associazione 4’33” e Teatro Magro e avrà come fulcro la proiezione di tre film e un corto della cineasta e documentarista americana Shirley Clarke, ai quali si legheranno quattro concerti e un workshop fotografico abbinato ad uno degli eventi musicali. Grazie alla casa distributrice indipendente Reading Bloom, che promuove documentari, film saggi e opere sperimentali di particolare interesse artistico e culturale, in collaborazione con Mileston Film, si potranno ammirare i lavori recentemente restaurati di Shirley Clarke contribuendo in questo modo alla riscoperta di una delle film maker più importanti del cinema indipendente americano.

Shirley Clarke:
(New York, 2 ottobre 1919 – New York, 23 settembre 1997) è stata una regista statunitense il cui lavoro è particolarmente conosciuto per i suoi film di cinema sperimentale e di cinema indipendente.
Shirley Clarke studiò come film maker con Hans Richter al City College di New York. Dal 1955 fu membro dell'Independent Filmmakers of America e divenne parte del circuito di registi del cinema sperimentale del Greenwich Village assieme a Maya Deren, Stan Brakhage, Jonas Mekas e Lionel Rogosin.
Nel 1958 il Dipartimento di Stato Americano le commissionò una serie di cortometraggi in occasione dell’Esposizione universale di Bruxelles. Realizzati senza colonna sonora insieme al collega D. A. Pennebaker, vennero proiettati in loop nel padiglione degli USA. Raccolti con il titolo di Brussels Loops, ritraevano frammenti dell’American Way of Life: merci, strade, case, città, deserti, grattacieli.
Nel 1961 fu firmataria del manifesto del New American Cinema Group e nel 1962 fu tra i fondatori della Film-Makers' Cooperative. Con Robert Frost: A Lover's Quarrel with the World vinse nel 1964 il premio Oscar per il migliore documentario. Il suo ultimo lavoro, Ornette: Made in America (1985), è un ritratto del pioniere del free jazz Ornette Coleman.

La rassegna avrà inizio il 2 due ottobre e terminerà il 21 ottobre con l'ultimo concerto. La scaletta degli eventi prevede: martedì 2 ottobre, alle ore 21.00 presso il Cinema del Carbone ci sarà la proiezione del corto Bridge-Go-Round con la presentazione della rassegna da parte di Giorgio Signoretti e a seguire il concerto del trio Dear Ornette, composto dal chitarrista Giacomo Ferrigato, Davide Paulis al contrabbasso e Andrea Lovo alla batteria.
Il 9 ottobre, sempre alle ore 21.00, al Cinema del Carbone verrà proiettato il film Ornette: Made in America, ultimo film di Shirley Clarke, sul pioniere del free-jazz Ornette Coleman , alla cui realizzazione presero parte William Burroughs, Brion Gysin, Yoko Ono, Denardo Coleman, Buckminster Fuller, Don Cherry, Charlie Haden, Robert Palmer, Jayne Cortez, John Rockwell e altri artisti di fama internazionale. Il restauro della pellicola, curato da Ross Lipman per la UCLA Film & Television Archive, è stato presentato in anteprima mondiale alla Berlinale del 2012.
L'11 ottobre alle ore 21.00 presso il cinema del carbone sarà la volta dell'ensemble newyorkese Irreversibile Entenglements, punta di diamante della nuova scena musicale newyorkese l’Irreversible Entanglement è un collettivo free jazz formatosi nei primi mesi del 2015 dal sassofonista Keir Neuringer, dalla poetessa Camae Ayewa (alias Moor Mother) e dal bassista Luke Stewart, che si sono riuniti per esibirsi in un evento di Musicians Against Police Brutality organizzato dopo l'uccisione di Akai Gurley dal NYPD. Mesi dopo il gruppo aggiunse il trombettista Aquiles Navarro e il batterista Tcheser Holmes per una sessione di registrazione al Seizure's Palace di Brooklyn, da allora il progetto a continuato a percorrere le strade della ricerca musicale sotto la spinta delle brucianti narrazioni poetiche di Ayewa, narrazioni che parlano di sopravvivenza e potere, perfettamente in linea con i film della rassegna.
Martedì 16 ottobre alle ore 21.00 al Cinema del Carbone verrà proiettato il film The Connection, film d'esordio di Shirley Clarke tratto dall'omonima pièce teatrale di Jack Gelber messa in scena dal Living Theatre. Ritrae un gruppo di jazzisti eroinomani in attesa dell'arrivo del “contatto”, il pusher Cowboy, in un appartamento del Greenwich Village di New York. Tra i protagonisti spicca il sassofonista Jackie McLean. Il film vinse il Premio della Critica al Festival di Cannes ma fu censurato negli Stati Uniti per linguaggio "osceno". Il restauro della pellicola, curato da Ross Lipman per la UCLA Film & Television Archive, è stato presentato in anteprima mondiale alla Berlinale del 2012.
Il 18 ottobre i concerti si sposteranno presso la sede del Teatro Magro di via Brescia due con la performance, sempre alle ore 21.00, del sassofonista londinese Ben Vince. Attraverso una tecnica straordinaria, l'elaborazione elettronica e un approccio aperto alle collaborazioni, il lavoro di Ben spazia dall'improvvisazione ad atmosfere dance con uno stile straordinariamente originale. Il suo progetto acquista maggiore forza dal vivo dove può esprimere tutte le sue capacità strumentali unite a un uso sapiente dell'elettronica sempre in sintonia con l'ambiente che lo circonda.
Sempre al Teatro Magro il 21 ottobre, a partire dal pomeriggio ci sarà un evento speciale che vedrà il trio di Massimiliano Sorrentini, Piero Fittolo Bon e Gabriele Evangelista assieme al fotografo Nicola Malaguti protagonisti di un workshop intitolato "Fotografare la Musica"
Il Fotografo Invisibile. Sempre più appassionati di musica desiderano immortalare gli istanti di un concerto al quale partecipano, fissare l'istante nel quale il musicista si esprime sul palco di un teatro, in un club, oppure in una sala da concerto. Le fotografie che hanno per soggetto i musicisti, e in particolare i musicisti jazz hanno sempre avuto un fascino irresistibile.
Il workshop si pone come obbiettivo, oltre a quello di esperire accorgimenti tecnici, quello di far vivere la musica attraverso la fotografia, cogliere la peculiarità del musicista che si vuole immortalare, rendere l'atmosfera che che circonda il concerto nel rispetto della musica e del pubblico che partecipa all'evento. Workshop alle ore 15.00, concerto alle ore 21.00.
Martedì 23 ottobre alle ore 21.00 si torna di nuovo al Cinema del Carbone per l'ultima delle proiezioni con il film "Portrait of Jason". Il film più straordinario che abbia visto in vita mia”, dichiarò il regista Ingmar Bergman. Nella notte del 2 dicembre 1966, al Chelsea Hotel di New York, l'aspirante attore di cabaret Jason Holliday si confessa davanti alla macchina raccontando la sua storia tra razzismo, abusi familiari, omofobia, droga, sesso e prostituzione. Quanto di vero c’è in ciò che Jason racconta e quanto di falso? ConPortrait of Jason ShirleyClarke sovverte i confini tra cinema vérité, film documentario e opera di finzione realizzando una delle pellicole di riferimento del cinema indipendente e LGBTQ . Nel 2015 Portrait of Jason è stato inserito nell’annuale classifica del National Film Registry per la sua “importanza culturale, storica ed estetica”.
Per informazioni e prenotazioni: IL Cinema del Carbone 0376 369860, [email protected], 3294766850

Se la Storia avesse lasciato pari opportunità alle donne probabilmente il nome che leggerete tra poco vi sarebbe subito noto e parleremmo di questa regista negli stessi termini di John Cassavetes o Peter Greenaway. Tuttavia la storia subisce talvolta delle rotture, dei momenti in cui qualcuno si volta a guardare indietro e scopre capolavori celati in un’immeritata oscurità. Da quell’oscurità rischiarata emerge una figura che tanto ha influenzato il cinema indipendente e sperimentale. Una filmmaker che ha rivolto la macchina da presa verso le minoranze sociali dando voce alla comunità afroamericana e a quella LGBTQ. La figura in questione è Shirley Clarke.
Shirley Brimberg nacque nel 1919 da una famiglia dell’alta borghesia newyorchese da cui si affrancò negli anni Quaranta sposando il litografo Bert Clarke. Si formò come ballerina con le coreografe Martha Graham e Doris Humphrey e in seguito studiò cinema con Hans Richter al City College di New York. Negli anni Cinquanta girò i suoi primi cortometraggi tra cui Bridges-Go-Round, Brussels Loops e Skyscraper in
collaborazione con D.A. Pennebaker e Teo Macero. Clarke fu l’unica donna firmataria del Manifesto del New American Cinema Group, un movimento artistico in opposizione a Hollywood che andava sviluppandosi nei primi anni Sessanta al Greenwich Village intorno a cineasti come Stan Brakhage e Jonas Mekas.
Nel 1961 debuttò a Cannes con il suo primo lungometraggio, The Connection, adattamento di una pièce di Jack Gelber prodotta dal Living Theatre. Il film fu osannato dalla critica ma venne censurato dalle autorità statunitensi per linguaggio osceno. Girò il suo secondo lungometraggio, The Cool World [1963], nel ghetto di Harlem assieme al produttore Frederick Wiseman e all’attore Carl Lee, suo compagno fino alla morte. “Per anni mi sono sentita un’emarginata, perciò mi identificavo con i problemi delle minoranze” – dichiarò la regista al «Los Angeles Times» nel 1976. “Pensavo fosse più importante essere una specie di dannato tossico alienato piuttosto che una donna alienata che non si sente parte del mondo e invece vorrebbe esserlo.”
Nel 1964 Clarke diresse un film sul poeta americano onorato da John F. Kennedy, Robert Frost: A Lover’s Quarrel with the World, che vinse l’Oscar al miglior documentario e che fu apprezzato tra gli altri da David Bowie. Il suo quarto lungometraggio, Portrait of Jason, è considerato da molti il suo capolavoro. Fu lodato, tra gli altri, da John Cassavetes, Allen Ginsberg e Ingmar Bergman. La pellicola è tratta da una lunga intervista notturna di più di 12 ore con l’aspirante performer e icona omosessuale Jason Holliday che racconta davanti alla cinepresa la sua storia tra razzismo, abusi familiari, omofobia, droga, sesso e prostituzione.
Nonostante il successo, Clarke ebbe sempre più difficoltà a trovare fondi per realizzare altri film e dal 1975 al 1985 insegnò cinema alla UCLA di Los Angeles. In quegli anni iniziò a sperimentare con la video arte dando vita al Teepee Video Space Troupe nel suo appartamento al Chelsea Hotel di New York. Il canto del cigno fu Ornette: Made in America [1985], un eccezionale ritratto del pioniere del free jazz Ornette Coleman, che mostra ancora una volta la capacità della regista di sapersi rinnovare abbracciando forme espressive inusuali tra film e video.
Malata di Alzheimer, Shirley Clarke si ritirò dal mondo del cinema e morì nel 1997. Dopo un periodo di oblio la sua straordinaria produzione artistica è restaurata, riscoperta e promossa in tutto il mondo dalla Milestone Film, ottenendo così il riconoscimento dovuto da parte della comunità cinematografica. Dal 2017 “Project Shirley” approda anche in Italia, grazie alla collaborazione con la casa di distribuzione indipendente Reading Bloom, che intende omaggiare il talento e l’audacia di una filmmaker mai paga di rivoltarsi contro le convenzioni dell’industria culturale ricercando un linguaggio “fresco, sperimentale e personale”.